
Pubblichiamo volentieri questo intervento di Ben Jelloum in merito alla sentenza del tribunale francese che riguarda il processo ai colpevoli delle stragi parigine del Bataclan e dello stadio.
Lo segnaliamo per la lucidità con la quale commenta il lavoro dei magistrati e il sentimento di chi ha perso un famigliare.
Segnaliamo infine come sappia, con toni pacati ma fermi, effettuare una doverosa separazione fra i giusti sentimenti religiosi e il fanatismo che anima qualche folle che ha la pretesa d’essere ispirato e giustificato per i suoi atti infami dagli stessi sentimenti.
Cosa dire di questi due cittadini (di cui riportiamo il pensiero)?
Articolo allegato L'Arena 19/04/2022.
Articolo allegato L'Arena commemorazione.
Che avrebbero bisogno di frequentare il nostro corso sulla Costituzione che mettemmo in cantiere per le scuole lo scorso anno e che abbiamo tenuto, con grande soddisfazione nostra e dei piccoli studenti di una quinta classe, in una scuola primaria.
È pur vero che proprio la Costituzione sancisce la libertà di opinione e di espressione ma le ricorrenze stanno proprio a significare e ricordare ciò che è avvenuto e non quello che può far piacere a chicchessia.
Una persona è perfettamente libera di festeggiare il giorno del proprio compleanno in un giorno diverso da quello in cui è nato (e così ogni altra ricorrenza personale) ma quando si tratta di una Festa Nazionale la cosa ci pare del tutto fuori luogo.
E anche in questo caso, specialmente da parte di un sindaco, si offre un cattivo esempio alle giovani generazioni: proprio quello di cui non avrebbero bisogno.
Il guaio sta proprio in quanto afferma il sig. Avesani: non tutti, ma troppi italiani non hanno la percezione che il 25 aprile segna la fine di una dittatura che non lasciava spazio a tutte le garanzie personali che la Costituzione garantisce invece anche a chi, come loro, se ne dimentica o dissente.
BUGIE
Articolo de La Repubblica 17 febbraio 2022 (link).
Articolo in Pdf.
Vi preghiamo di legger con attenzione l’ultima domanda del giornalista e la risposta (si fa per dire) del sig. Leonardo Fiorentini, l’intervistato.
Tutto ciò a prescindere dalla nostra opinione in merito al quesito referendario, oggetto dell’intervista, proposta da Forum Droghe uno dei promotori della consultazione bocciata dalla Corte Costituzionale (e non dalla Confraternita del Bon Cuciar) in quanto inammissibile.
DOMANDA: avremmo potuto coltivare coca o oppio sul balcone (qualora il referendum fosse stato dichiarato ammissibile e avesse vinto il SI)?
La risposta è una “summa teologica” della NON RISPOSTA.
Infatti non risponde: NO, perché chi ha proposto il referendum lo ha escluso chiaramente, ma elenca.
No perché per ragioni climatiche le piante di coca o oppio non crescono da noi (evidentemente il signore non ha mai sentito parlare di serre);
NO perché non risultano sequestri (se è per questo agli inizi di febbraio del 202 non esisteva nemmeno il covid-19);
NO perché necessitano di complicati processi di raffinazione (e non ha mai sentito parlare di centrali di raffinazione della coca in Sicilia controllate dalla mafia).
MA LA DOMANDA ERA: “Nel caso fosse passato il quesito referendario da voi proposto, si sarebbe potuto coltivare liberamente oppio o coca?
Ed a questa semplice domanda non si è avuta alcuna risposta.
E nemmeno di scuse per aver completamente sbagliato la formulazione del quesito e per aver illuso (o disturbato e preoccupato) almeno 500.000 italiani.
A quando un esame di coscienza e, magari, un po’ di penitenza?
TRE AMARE CONSIDERAZIONI.
Articolo de La repubblica del 21 gennaio 2022 (link). Articolo in Pdf.
Articolo de La Repubblica del 24 genanio 2022 (link). Articolo in Pdf.
La prima riguarda il potere taumaturgico che qualcuno affida alla FAMIGLIA.
La realtà è, come ben si sa, molto diversa e le generalizzazioni non sono utili a nessuno.
La seconda riguarda il censo o, se si vuole, la casta del delinquente.
Questa vicenda mette in luce che la capacità di delinquere mette assieme ricchi e poveri, grandi e piccini.
La terza, che andiamo sempre ad evidenziare ai giovani nei nostri incontri, è rappresentata dal fatto che tutti siamo giustizialisti, colpevolisti e severi con gli altri, i diversi, quelli che non sono noi, non ci appartengono ma diventiamo immediatamente innocentisti, giustificazionismi e comprensivi (chiedendolo anche agli altri a gran voce) quando si tratta o è implicato uno dei “nostri”.
Ciò è confermato dai fatti di ogni giorno.